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La prima volta che una donna bevve una zuppa di cereali andata a male, gustando - senza saperlo - un’ottima birra.

È ormai passato un po’ di tempo da quando Ma ha messo il suo cucciolo in una fascia fatta di foglie.

Siamo in un piccolo villaggio del Medio Oriente, quindicimila anni fa. In un popolo di cacciatori-raccoglitori sedentarizzato vive una ragazza, Osiride. Era alta circa un metro e mezzo, aveva la pelle scura, occhi marroni e capelli neri. Decorava il proprio corpo con piccole pietre, conchiglie e ornamenti ossei. Usava i gusci di uova di struzzo come contenitori, ricavava ami e arpioni dagli ossi, scolpiva nel calcare figurine umane e animali e prendeva parte a celebrazioni in onore dei suoi morti. Probabilmente il suo popolo si era stabilito in villaggi sedentari perché vivevano in una terra rigogliosa per tutto l’anno: i ruscelli dei vicini monti Drusi trasformavano le pianure in un area paludosa semi-permanente, piena di animali, frutta, noci e tuberi. Di tanto in tanto Osiride raccoglieva l’antenato selvatico del grano, che non era però tra gli alimenti principali, perché il grano selvatico spargeva i suoi semi sul terreno e rendeva la raccolta lunga e faticosa.

Un giorno però evidentemente, magari mentre sta cercando qualcos’altro, Osiride raccoglie un bel po’ di semi e prepara una zuppa: batte i semi per separarli dal loro involucro e li mette poi in ammollo nell’acqua per trasformare in zuccheri gli amidi dei cereali; probabilmente aggiunge anche del miele o un po’ di frutta per addolcirla. Forse Osiride quel giorno è particolarmente stanca e si addormenta, forse qualcuno la distrae o forse è semplicemente un po’ sbadata, fatto sta che la zuppa viene dimenticata per alcune ore sotto il caldo sole del Medio Oriente e si trasforma in un errore deliziosamente fermentato in meno di un giorno. 

Quando Osiride torna alla sua zuppa assaggia qualcosa di probabilmente abbastanza simile alla Berliner Weisse, una birra acida e leggera senza luppolo. Dev’esserle piaciuta, e deve averla fatta di nuovo e condivisa con generosità. E anche se la raccolta di grano, orzo e segale selvatici era incredibilmente lenta, la birra - a differenza del pane - valeva ogni sforzo. Tra le altre cose era estremamente utile per allentare le tensioni e stringere legami sociali in una popolazione nuova alla sedentarietà. Pare che possa essere stato proprio per poter produrre birra con più facilità che le prime popolazioni di cacciatori-raccoglitori iniziarono a prendersi effettivamente cura dei campi e arrivare così alla Rivoluzione agricola. Pensiamoci un attimo: il modello di vita sedentario a cui siamo abituati potrebbe davvero essere nato da una birra grazie a una ragazza che forse si chiamava Osiride, o forse no.

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